fino al 20 ottobre 2023

Živa Kraus

Traccia e Aura in Pittura

20 aprile 2023 ore 18:30

a cura di Christine Enrile e Viana Conti

Milano – Il 20 aprile 2023 alle ore 18.30 la Galleria C|E Contemporary, in Via Gerolamo Tiraboschi, 2/76, ha il privilegio di presentare la mostra personale Živa Kraus. Traccia e Aura in Pittura a cura di Christine Enrile e Viana Conti.

Živa Kraus, figura carismatica di artista, curatrice e gallerista fonda, a Venezia, Ikona Photo Gallery nel 1979, anno in cui il Museo di Palazzo Fortuny viene indicato come nuovo Centro di Documentazione fotografica e in cui Venezia viene definita “Capitale mondiale della Fotografia”. Presenza imprescindibile oggi del Campo del Ghetto Nuovo 2909, in Venezia-Cannaregio, in passato a Ponte San Moisé, Živa Kraus, resta quell’artista che Alberto Moravia, suo diretto estimatore e sodale, definisce, recensendo una sua mostra: «La Kraus è una realista dell’invisibile né più né di meno di quanto siano realisti del visibile un Courbet e un Guttuso».

La figura artistica, storica, culturale di Živa Kraus – nata a Zagabria, residente a Venezia, di nazionalità italo-croata – è internazionalmente nota e apprezzata per aver messo in atto a Venezia, sua città d’adozione, una dimensione dell’opera d’arte come valore comunitario di segno socio-psico-antropologico di coloritura durkheimiana.

In questo 2023, primo anno post-pandemico, Živa Kraus viene invitata nella sede di Milano della galleria, diretta artisticamente dalla curatrice  italo-francese Christine Enrile, a presentare la mostra personale, dal titolo benjaminiano Traccia e Aura in Pittura.

Una mostra che si annuncia nel segno di tre icone storiche: l’Autoritratto in pittura a olio del 1966, il video in bianco e nero The Motovun Tape del 1976 – Videotapes del Cavallino, Venezia – il suo ritratto, inafferrabile sagoma di riflessi e ombre, scattato, nel 1997, dal fotografo tedesco, naturalizzato americano, Erich Hartmann, dal titolo “Živa Kraus in a water-taxi – Venezia”. “Scrittore della luce”, Hartmmann, è internazionalmente apprezzato per aver interpretato l’Inghilterra di Shakespeare, la Dublino di Joyce, la Venezia di Mann.   

Živa Kraus, artista appartenente alla neo-avanguardia multimediale del Novecento e all’arte contemporanea, si è formata all’Accademia di Belle Arti di Zagabria. Naturalizzatasi italiana, dal 1971 è attiva e residente a Venezia, città dove completa i suoi studi di Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti e in cui diventa assistente dello Studio Vedova. Realizza, nel 1972, la sua prima mostra personale allo Studio Galerije Forum di Zagabria, nel 1975 espone alla Galleria Il Canale di Venezia. Nel 1973 diventa assistente della collezionista e mecenate statunitense Peggy Guggenheim e dal 1974 al 1976 della Galleria Il Cavallino di Carlo Cardazzo. È nota, internazionalmente, non solo per aver fondato, come anticipato, nel 1979, l’ormai storica Ikona Photo Gallery, ma anche nel 1989 Ikona Venezia International School of Photography.

Živa Kraus presenta oggi nella galleria milanese un corpus di dodici opere, su carta, di pittura e disegno astratti, ad andamento segnico, gestuale, scritturale, e il video del 1976 in bianco e nero The Motovun Tape, in cui scorre tattilmente con la sua mano le pietre di un muro a secco, mentre il rumore della registrazione in loco funziona come unico, diretto, fondo sonoro. Questo video storico è un’opera chiave anche per comprendere il rapporto di sensorialità aptica che l’autrice intrattiene con l’opera pittorica e in particolare con i suoi pastelli. Come lei stessa li definisce, «sono pagine di polvere e luce», di quella particolare luce lagunare in cui è ravvisabile la sua città d’adozione, quella Venezia a cui non cessa di consegnare il lascito culturale della sua vita nell’arte.

La sua scelta antinarrativa e anti-descrittiva, la sua scritturalità asemantica, non sono di ostacolo alla percezione delle componenti aeree, liquide, materiche, di visionari paesaggi della memoria e della mente in cui la dimensione onirica non cessa di fecondare quella cognitiva, in cui la familiarità incisiva della traccia – di un segno in lontananza – dialoga con la distanza sacrale dell’aura – di un hic et nunc in presenza. Con Bataille e Lacan, Živa Kraus condivide la provenienza di un enigmatico segno-traccia, interno/esterno, più dalla preistoria di Altamira e Lascaux che dalla storia dell’estetica greca. Con Alois Riegl condivide l’esistenza di un “volere artistico”, di un Kunstwollen preistorico.

Come artista Živa Kraus esordisce alla fine degli anni Sessanta/primi anni Settanta. Al quarto decennale della sua attività pittorico-galleristico-curatoriale, la Fondazione Ugo e Olga Levi celebra, nel 2019, tale significativo anniversario con la rassegna e il libro “Memory for the Future – 40 anni di Ikona Gallery a Venezia”, accompagnato da rilevanti, internazionali, interventi critici – contributi di Giorgio Busetto, Silvio Fuso, Alberto Moravia, Živa Kraus, e, alfabeticamente, Berenice Abbott, Luca Massimo Barbero, Loredana Bolzan, Paolo Costantini, Davide Croff, Ernesto L. Francalanci, Alan Jones, Snješka Knežević, Andelko Mihanović, Carole Naggar, Ferdinando Scianna, Vittorio Sgarbi, Italo Zannier.  Nel 2021 il Museo d’Arte Contemporanea di Zagabria le dedica l’ampia mostra personale – Živa Kraus – U svijetu umjetnosti / In the World of Art. Scaturita da sensibilità, cultura, conoscenza, spirito di ricerca, la visione del mondo/Weltanschauung di Živa Kraus si riflette nella sua opera come un indecidibile autoritratto.

Živa Kraus

Figlia di Ivo Kraus e Herma Delpin, nasce a Zagabria insieme al fratello gemello Ognjen Kraus. La madre Herma, medico, fu Ministro della Salute, mentre il padre Ivo, avvocato e procuratore, fu uno dei primi presidenti delle gallerie d’arte contemporanea della città, oggi Museo d’arte contemporanea di Zagabria. Durante la seconda guerra mondiale la madre venne arrestata nei pressi di Lubiana, ed in seguito trasferita in Italia e quindi in Svizzera dove conobbe il futuro marito, rifugiato anche lui nei pressi del Lago Lemano. A soli 16 anni, Živa si reca per la prima volta in viaggio da sola con il fratello Ognjen in Italia, dove matura l’esperienza dell’Europa.